Lo scontro è la nostra droga

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Veleno
view post Posted on 19/11/2007, 23:04




Ultras Atalanta: "L'avversario è un nemico, deve capire chi comanda"

"L'avversario è un nemico, vogliamo picchiarlo per fargli capire chi comanda". "Dopo la tragedia di Arezzo si doveva bloccare tutto. Ma il tombino in curva è stato un errore".


"Lo scontro è la nostra droga. Tutti gli ultras cercano lo scontro. È una cosa che hai dentro, che ti sale su mano a mano che si avvicina la partita. Quando devi farti rispettare in una città che non è la tua. Oppure quando arrivano gli avversari in trasferta, ché alle dieci sei già lì, sul piazzale dello stadio. È la difesa del tuo territorio. La voglia di picchiarsi col nemico. Fargli capire che qui comandi tu. Ma - dice "Bocia", il capo, uno dei sacerdoti del nuovo rito curvaiolo - lo scontro non nasce dalla delinquenza; nasce dalla passione, dal cuore. E deve essere leale, non un'infamata. Se non sei un ultrà questa cosa non la capirai mai. Anzi, ti fa schifo. Noi invece cerchiamo di tramandarla, assieme ai nostri valori, condivisibili o no. Questa è la vita che abbiamo scelto. Così vivremo finché esisteremo". Per entrare al "Covo", come lo chiamano loro, i monoteisti del tifo, devi salire una scala di ferro arrampicata sulla parete laterale di una concessionaria di automobili. Superi una porta di vetro tappezzata di adesivi nerazzurri e ecco un muro umano, una massa compatta di ragazzi in jeans e giubbotto radunati come militari in uno stanzone arredato con murales e bandiere e sciarpe e grandi foto che raccontano la storia del tifo organizzato atalantino. Di colpo sei inghiottito da un silenzio irreale. Un silenzio rotto solo dalle parole del capo. Il "Bocia", al secolo Claudio Galimberti, 35 anni, faccia e modi da Braveheart di provincia, giardiniere, leader della Curva Nord dell'Atalanta. Al "Covo", una specie di tempio pagano, il pasdaran da stadio è indottrinato sui temi portanti della sua fede, della sua esistenza al limite. Si parla di "presenza" da fare, di orari di treni e pullman, di collette, di striscioni, di processi penali e mediatici, di droghe "buone" e droghe "non buone", di tifo organizzato, di "odiosa repressione", di "giornalisti infami". Tutti ascoltano muti. Odore denso di fumo. Operai. Universitari figli di papà. Impiegati. Insospettabili professionisti. Disoccupati e gente che sgobba 15 ore al giorno, e se c'è da seguire la squadra a Palermo, il lunedì si torna in fabbrica dopo avere attraversato l'Italia. C'è anche qualche donna, una porta capelli viola fino alle spalle. Bocia sta seduto al centro. Intorno, il direttivo: una decina di persone, i luogotenenti. Tutte le curve hanno un capo e un direttivo. Eletti senza primarie. E migliaia di soldati semplici. Divisi in sezioni ognuna con un compito da portare avanti: coreografie, scontri, organizzazione dei viaggi, rapporti (solitamente complicati) con Digos e questura. Un sistema gerarchico, chiuso a riccio, impermeabile all'esterno. "Allora, adesso sotto con la trasferta...": Bocia istruisce decine di ragazzi su come affrontare un esodo "caldo". Quando l'Atalanta gioca fuori casa i suoi ultrà vengono quasi sempre accolti in modo non esattamente ospitale; loro sanno che è così, in fondo, spesso, non chiedono di meglio. "Occhi aperti e niente caz.zate", sono i consigli per l'uso. "Perché quando ti scontri devi avere la mentalità giusta. Se un avversario cade a terra non devi infierire. Devi rispettarlo. E niente coltelli né bombe. Il problema è che oggi la violenza ha raggiunto livelli altissimi. Non sai mai chi incontri. Cosa ti può capitare. Ci sono gruppi che girano con la pistola in tasca... ". Già, la pistola. E Gabriele Sandri, e l'autogrill, e il poliziotto, e la rivolta delle banlieue da stadio: parli con gli adepti del tifo e davanti ti scorrono le immagini dell'ultima domenica bestiale. Gli ultrà bergamaschi che assieme ai colleghi milanisti assaltano la polizia fuori dallo stadio (a Bergamo si giocava Atalanta-Milan); che esercitano il loro potere esecutivo imponendo lo stop alla partita. Il come si sa: sfondando con un tombino la vetrata che separa la curva dal terreno di gioco. "C'era tanta confusione. Forse il tombino è stato un errore - ammette Bocia - ma bloccare tutto era un dovere morale: e noi l'abbiamo fatto, anche se con modi discutibili. Il calcio doveva fermarsi per Sandri, come si è fermato per Raciti". È un mondo aspro e selvaggio quello degli ultrà. Per conoscerlo da dentro, per comprenderne le logiche informi, l'anarchia, le derive incendiarie, bisogna andare a vedere da vicino: non farsi impressionare dalla ruvidità di certe facce, di certe scene. E poi i toni, le abitudini cameratesche e carbonaresche che scandiscono la preparazione della "partita". Quello che a loro pare normale, a te sembra "fuori". È possibile impacchettare dentro la stessa bandiera le sassaiola contro un treno e le collette per le scuole del Ruanda? Le sprangate per strada e la raccolta fondi per la distrofia muscolare? E viaggiare per quindici ore su un treno tipo carro bestiame, presi in consegna da una teoria di poliziotti armati, scortati in mezzo a una città a bordo di pullman coi finestrini sbarrati con reti di ferro e infine, se va bene, tenuti dentro lo stadio per due ore finita la partita e rispediti a casa magari dopo aver preso una pietra in testa o una messe di manganellate? Saranno 500 o 600 qui al "Covo". Due o tre riunioni la settimana. Un mini esercito in servizio permanente sui gradoni di una curva infuocata, temuta, oltranzista, rispettata. Colpita come molte altre da una pioggia di "Daspo", il provvedimento che vieta ai supporter violenti beccati in flagrante di assistere a manifestazioni sportive per un periodo che va da 1 a 3 anni. Per gli incidenti dell'11 novembre sono arrivati sette arresti. Il presidente dell'Atalanta Ivan Ruggeri ha puntato il dito contro la curva: "Sono delinq.uenti che non voglio più vedere allo stadio". Il comunicato era firmato anche dai giocatori, che però tre giorni dopo, tra qualche imbarazzo, hanno tirato il freno: "Isoliamo i violenti, ma non criminalizziamo la Curva Nord che ci ha dato e ci dà tanto". "Era il minimo che potevano fare...", dice ora un po' sardonico Bocia. "Adesso comunque staremo fermi per un po', dobbiamo fare quadrato, ma la nostra mentalità non cambia". Il clima che si respira piacerebbe a Chuck Palahniuk, l'autore di Fight club e anche all'hooligan-scrittore inglese Cass Pennant, ma qui al Covo, almeno qui, non ci si prende a pugni né a calci. Semmai capita che pugni e calci si programmano o si commentano. "Oltre alla fede per la squadra, la cosa più importante per noi è il rispetto - spiega il leader della Nord - E rispetto vuol dire anche scontrarsi. Anzi, è la base". È la prima volta che un capo ultrà ci mette la faccia e riconosce che "sì, noi i casini ce li cerchiamo anche quando non ci sono. Romanisti, viola, granata, genoani: con tutte queste tifoserie vogliamo picchiarci. È così, non c'è niente da fare". Lui è uno di quelli che allo stadio non può andare. Il prossimo è il suo dodicesimo campionato da diffidato. "A fasi alterne, ovviamente". La domenica gioca a calcio: Bonate Sopra, prima categoria. E anche qui qualche guaio se lo tira addosso. Come il 9 settembre scorso a Cologno Monzese. Un centinaio di ultrà dell'Inter gli preparano un agguato. Sono lì per vendicare un assalto al loro treno diretto a Bergamo, campionato 2006-2007. Contro il pullman del Bonate partono sassi e bottiglie. A bordo ci sono anche donne e bambini. Ma soprattutto c'è lui, Galimberti. "Il nostro mondo è fatto anche di queste cose. Certe volte dimostri la tua superiorità cantando più forte degli altri. O presentandoti in gran numero in una trasferta. Se facciamo mille chilometri e andiamo a Napoli in 500 magari ci tirano addosso le bombe carta, però come nemici sanno che siamo rispettati". La curva atalantina un tempo era "rossa". Negli anni '80 è stata filoleghista. Oggi è rigorosamente "apolitica". Seimila ultrà. Mille lo zoccolo duro, quello che c'è ovunque e comunque. Che vive per la squadra, per il tifo. Come Danilo, 41 anni, operaio. Uno dei colonnelli. "La "mentalità ultras" sta scomparendo - dice - Ci sono curve che hanno fatto la storia di questo movimento che non hanno più codici di comportamento. Si sono sputtanate per gli affari commerciali, si sparano per un pugno di biglietti omaggio, mandano avanti i ragazzini coi coltelli. Questo è vergognoso". I seguaci della Dea (la dea Atalanta), come amano definirsi, hanno pochi rapporti di amicizia (Ternana, Cosenza, Eintracht Francoforte, Cavese) e moltissime rivalità. Praticamente con tutte le tifoserie. Il momento sociale per eccellenza è la Festa della Dea, l'omaggio al "totem" Atalanta. "Ogni estate facciamo 10 mila persone a sera. Vengono i giocatori, quelli di oggi e quelli di ieri. Si beve birra, si canta in piedi sui tavoli", spiega Daniele Belotti, 39 anni di cui 33 in curva, consigliere comunale e regionale leghista ("ma la politica non c'entra"). Ha scritto un libro, Belotti, "Atalanta folle amore nostro", che ripercorre 35 anni di tifo. "La Nord un tempo era considerata un covo di violenti e emarginati. Oggi coinvolge nelle sue iniziative decine di migliaia di bergamaschi. Gente che prima ci guardava con distacco e un certo timore". "Bocia" Galimberti ascolta, annuisce, si tormenta la barba. Poi stappa una birra. Dice che in testa ha un pensiero fisso: i napoletani. "Se il Viminale non vieta la trasferta, li aspetto a Bergamo. Noi da loro andremo, sicuro, sempre che lo Stato ce lo permetta". Lui non potrà esserci, ma saprà tutto dal primo all'ultimo minuto. Perché la curva ha tante radio. Che messe assieme formano una specie di grande ugola indisciplinata. Bocia si alza in piedi, porge la Ceres a Daniele e, scandendo il ritmo con le mani aperte a tamburo, lancia un coro che fa rimbombare il Covo: "A-ta-lan-ta olè... ". Subito dopo, a mo' di litania liturgica, parte un fragoroso "Bergamo, Bergamo...". Una città da difendere, cento città dove "farsi rispettare".


Antonio Gaito Fonte: La Repubblica
 
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uap 02
view post Posted on 20/11/2007, 00:08




..bello...!!..se proprio i napoletani....aahah :lol: ..aspettateli... :D !!...pero' gli ultrs dell'atalanta a parere personale sono tra i migliori....poi brescia.roma. Ripeto a parere personale..... :B):
 
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sgasatissimo
view post Posted on 20/11/2007, 20:06




si si stessa mentalità nordista .....basata principalmente su razzismo e cori beceri in quanto a scontri con i napoletani .....si fanno bene ad aspettarli loro sanno che sono sempre venuti all appuntamento.......
 
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Veleno
view post Posted on 21/11/2007, 00:28




...i Bergamaschi sono tra i migliori...

comunque il post riguarda tutt'altro, che fare una classifica.
 
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sgasatissimo
view post Posted on 21/11/2007, 13:19




si e vero anche per me .......ma tra loro condanno il loro credo di essere superiori all altro con assurda convinzione .....e a questo credo indico i napoletani secondi a nessuno ................
 
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Veleno
view post Posted on 21/11/2007, 18:14




...la discussione si chiama "LO SCONTRO E' LA NOSTRA DROGA"...
...non certo chi è il "migliore" in Italia.

...dai su, non siamo OT alle discussioni.
 
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Tkor...Carica!
icon2  view post Posted on 29/11/2007, 19:00




Lo scontro è capaci di darti quella scossa che difficilmente si sente in altre occasione, ti da adrenalina un vero scontro è sempre un piacere farlo, ma almeno per me non è una droga..!!!
Per me lo scontro fa parte del mio ideale non è il mio ideale..
Comunque se c'era una misera possibilità che saremo potuti salire a bergamo diciamo che il bocia l'ha annullata :angry: !
 
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acab sapri
view post Posted on 29/11/2007, 20:44




Ma questa cos'e'? un intervista fatta al Bocia?
 
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Veleno
view post Posted on 30/11/2007, 18:01




...si al "Bocia"...

CITAZIONE (Tkor...Carica! @ 29/11/2007, 19:00)
Per me lo scontro fa parte del mio ideale non è il mio ideale..

;)
 
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britishstyle
view post Posted on 29/12/2008, 19:02




BOTTE DI NATALE FRA VICENTINI E VERONESI

E' finita al pronto soccorso e con la minaccia di denunce e controdenunce la serata di un gruppetto di amici vicentini che come da tradizione si erano dati appuntamento la sera di Natale per una festa in compagnia. Tutta colpa, di alcuni veronesi (stando ai racconti), incontrati in un locale sul lago di Garda dove erano andati a festeggiare. I vicentini (una dozzina residenti fra Cornedo, Valdagno e il capoluogo), dopo aver un pò esagerato con gli alcolici, hanno conosciuto dei veronesi...sono iniziati gli sfottò per questioni sportive... sono spuntati coltelli e bastoni e di lì a poco sono iniziati a volare calci e pugni. La zuffa è durata alcuni minuti fino a quando titolari e dipendenti del pub hanno diviso i contendenti. Tre vicentini hanno deciso di andare a farsi medicare una volta rientrati a casa per tagli e contusioni guaribili in pochi giorni.


Veleno non sapendo dove metterlo l'ho postato qua.... ;)
 
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Veleno
view post Posted on 30/12/2008, 11:55




;) grazie dell'ansa... quale posto migliore di "Lo scontro è la Nostra droga" :P :rolleyes:
 
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uap 02
view post Posted on 30/12/2008, 13:55




...ma "britishstyle"..lavoro con l' ANSA ??!!..ahaha.. :D :B): :lol:
 
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Veleno
view post Posted on 6/2/2009, 16:14




Prendiamo stò post... per discutere esclusivamente di scontri, incidenti...! Non andiamo OT! Grazie... ;)


Un pò di video... non fanno male :rolleyes:





























 
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soloNAPOLI1926
view post Posted on 30/4/2009, 12:11




bocia poteva evitarsi quella "dichiarazione"... comunque pur considerandolo un gran personaggio, che potrebbe dare lezioni di vita ultras a MOLTI, dico che dovrebbe apparire di meno.. opinione personale..
 
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Veleno
view post Posted on 30/4/2009, 16:53




...beh opinione rispettabile, ma parliamo sempre del "Bocia", uno dei massimi esponenti del Movimento Ultras Nazionale e non, come hai ben detto... e anche se "appare", prima di tutto lui "è", quindi tutto è ammisibile o quasi :P :rolleyes: ;)
 
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14 replies since 19/11/2007, 23:04   306 views
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